NEWS
In una recente intervista a BraveWords, il frontman dei JUDAS PRIEST Rob Halford ha discusso della lunga carriera della sua band.
“Penso che alla base di tutto ci sia il fatto che non abbiamo mai dato niente per scontato – ha detto (…) Ora più che mai, vedere i fan che ci guardano e dicono “Quelli sono i JUDAS PRIEST e sono come nessun altro su questo pianeta” è una conferma importante.”
BraveWords ha fatto notare ad Halford l’analogia tra i titoli di “Reedemer Of Souls”, “The Book Of Souls” e “We Sold Our Souls For Rock’n’Roll” rispettivamente di JUDAS PRIEST, IRON MAIDEN e BLACK SABBATH, tre grandi band dell’élite metal britannica.
“Non è interessante il modo in cui ci stiamo incontrando l’uno nel territorio dell’altro? Voglio dire, i BLACK SABBATH hanno scritto “The End of The Beginning” e i PRIEST “The Beginning Of The End”. Credo sia davvero figo e che dimostri come le nostre idee e il nostro modo di intendere il metal siano in sintonia. Penso sia stato fantastico condividere le stesse parole coi nostri amici IRON MAIDEN. (…) Noi tocchiamo i temi che ci piace esplorare con le parole del metal. Quindi credo che, se non altro, questo dia sostanza al lato “classico” del metal che alcuni gruppi stanno portando avanti.”
A proposito del rapporto con le altre band sopra citate, Halford ha dichiarato:
“Sono stato un fan sfegatato dei BLACK SABBATH fin dal primo giorno. Siamo dei vicini di casa heavy metal che hanno condiviso lo stesso viaggio in questa vita di rock’n’roll. Musicalmente parlando, penso ci sia un profondo legame, qui, coi SABBATH. E naturalmente coi MAIDEN: sono emersi con la NWOBHM e, in quel senso, ne stanno ancora portando la bandiera. Appena gli album dei SABBATH e dei MAIDEN sono stati disponibili online li ho presi, perché sono un metallaro e mi piace quel genere di metal!”
BraveWords ha poi chiesto al cantante cosa ne pensi oggi del capolavoro “Painkiller”, per il quale i JUDAS PRIEST hanno appena celebrato il venticinquesimo anniversario.
“Penso che ci sia stato uno sforzo ben preciso da parte nostra, mentre scrivevamo quel disco nel sud della Francia. Volevamo comporre l’album metal più forte e violento che potevamo fare. Ci siamo attaccati a quel progetto. Quando ascolti “Painkiller” oggi, senti ancora quella determinazione, quella convinzione di star facendo un forte, potente, vigoroso disco heavy metal. Ogni singola traccia brucia nelle casse. Eravamo alle soglie di un nuovo decennio per il metal e sembra che all’inizio di ogni decennio vengano fuori idee molto, molto importanti. Come nei primi anni Novanta, quando sono spuntate un sacco di band di generi nuovi. I PRIEST sono un po’ come il grande occhio di Sauron ne “Il Signore Degli Anelli” – un grande occhio metal che guarda cosa succede intorno. Ci interessa quello che ci accade attorno, ci è di stimolo. Quindi, per quanto riguarda “Painkiller”, avevamo la percezione di ciò che stava succedendo e sapevamo che avevamo bisogno di qualcosa di potente. Così lo abbiamo fatto. Quell’album adesso è una specie di classico, come “British Steel” o “Screaming For Vengeance”.
E per quanto riguarda il nuovo album? Cosa sta preparando Rob Halford?
“Niente. Ma prendo spunti di continuo. Raccolgo idee da qualsiasi parte, che sieda in una stanza d’albergo o su un aereo…”