Intervista Witches Of Doom

screenshot_Sun_Feb_26_01.54.27

  1. Come e quando nascono i Witches Of Doom?

        – La band nasce ad inizio 2013, quando a completare la line up si unisce Danilo alla voce – Graziano (tastierista) entra nella band alla fine delle registrazioni di Obey (il nostro debutto uscito nel 2014).

        Tutto è avvenuto molto velocemente e pur provando poco insieme, siamo riusciti a creare un’amalgama che in passato non abbiamo mai trovato in altri gruppi in cui abbiamo militato.

        Il motivo della nascita dei Witches of Doom, sono legati all’esigenza di staccarmi definitivamente dal mio gruppo precedente gli Ossimoro; esperienza che si è conclusa nel peggiore dei modi da un punto di vista personale.

        Il desiderio era quello di mettere su una band che mischiasse il goth con il metal e altri stili musicali…credo che siamo riusciti nel nostro intento.

2)      E’ da poco uscito il vostro nuovo album “Deadlights”, un disco molto variegato, moderno, ma allo stesso tempo “classico” nell’impostazione delle canzoni. Parlami della sua gestazione e se sei soddisfatto del feedback che sta      avendo.

      Essendo molto prolifici dal punto di vista compositivo, abbiamo iniziato a scrivere i nuovi brani appena abbiamo pubblicato Obey; altri brani che sono finiti sull’album invece sono stati scritti in periodi più recenti. 

       Se hai avuto modo di ascoltare il nostro esordio e poi Deadlights avrai notato come gli arrangiamenti siano più curati nel secondo disco. Non dico che sia meglio del primo – anche perché ci sono persone molto legate a quel disco, forse perché era più crudo e diretto-, ma ha sicuramente più colori e sfumature. Mentre Obey era più incentrato sulle chitarre e su un approccio più stoner e southern, Deadlights ha molte più tastiere, esasperando il nostro lato goth e industrial…pur non rinnegando gli elementi stoner. 

     Per quanto riguarda le recensioni e il feedback in generale, posso dirmi molto soddisfatto; anche se qualcuno non ha capito il disco dicendo che ci sono troppi elementi dentro, ci sono tanti altri – come te- che invece hanno apprezzato  il nostro essere eclettici e vari. Quando ascolto nuove bands voglio sentire che ci hanno messo qualcosa di loro e non la milionesima copia dei Black Sabbath o dei Black Label Society. Dealights è un disco composto per chi non ha paraocchi musicali e se siete amanti delle sonorità dark degli ultimi 40nta anni -sia che si parli di new wave/goth, di nu metal o di hard rock o di stoner- allora dategli un ascolto.

  1. L’impressione generale di “Deadlights” è che ci si trovi davanti ad un album di una band “onnivora” dal punto di vista delle influenze musicali. Mi sbaglio?

      Si hai colto nel segno, e d’altro canto non potrebbe essere altrimenti. Non avendo più vent’anni, abbiamo tutti un bagaglio musicale molto ampio. Che si parli di prog anni 70 o di doom per passare la metal classico di band come I       Iron Maiden o Metallica non c’è nulla in ambito rock che non ascoltiamo. Avrai notato come nel disco passiamo dal brano di apertura Lizard Tongue (dove mischiamo i Moonspell più sperimentali a Danizg) a Homeless (dove invece proviamo ad unire i Faith No More con i Killing Joke passando per lo stacco centrale alla Tarantino) per finire con I Don’t Want to Be a Star (nella quale esce tutto il nostro amore per band seminali come i Doors).

A chi non ci ha mai ascoltato queste mie parole sembreranno come un minestrone indigesto, invece vi accorgerete che durante tutto il disco c’è un filo conduttore che unisce i brani. Il nostro amore per certe sonorità oscure e tetre come dicevo sopra.

4)      A livello di lyrics, vuoi dare un’indicazione generale delle tematiche a cui ti senti più legato?

      Per quanto riguarda i testi sono molto vari, anche se certo avendo un certo tipo di sound non possiamo trattare di cose troppo leggere. In questo disco, come nel precedente, spaziamo da argomenti sociali come in Homeless -nella quale viene affrontata la piega della povertà in questa nuova società incentrata sul consumismo più sfrenato – a tematiche meno impegnate come in Lizard Tongue -dove un’ipotetica donna misteriosa e regina delle bugie seriali tiene sotto scacco il malcapitato di turno -. Insomma ogni brano ha un suo mood e i testi li scriviamo sempre dopo aver composto la musica, in modo da avere un’atmosfera che funge da canovaccio per le liriche.

5)      Nonostante il “tasso di oscurità” elevato, la melodia sembra ricoprire sempre un ruolo importante nelle vostre canzoni. A quali gruppi ti senti più “affine” da questo punto di vista?

      La melodia per noi è fondamentale; per come concepiamo la musica anche nel brano più potente e scuro ci deve essere un ritornello da canticchiare. Molte volte ascolto dei nuovi gruppi, tecnicamente ineccepibili a cui però manca il gusto della melodia. Per quanto mi riguarda una delle band di riferimento sono i Cult – che secondo me si sono sempre saputi rinnovare in ogni album mantenendo una cifra stilistica elevata-, ma gli altri del gruppo possono citarti Faith No More, Type o Negative, Paradise Lost, Depeche Mode ecc. Queste formazioni per quanto diverse tra loro hanno sempre avuto massima attenzione alla melodia e anche alla varietà nella loro discografia, cosa non da tutti. Poi mi piacciono anche bands come i Motorhead…ma in linea generale preferisco quei gruppi che rilanciano ad ogni disco, non giocando sul sicuro.

6)      Cosa pensi della diffusione online della musica su piattaforme come Spotify? Lo vedi un passo avanti per le band emergenti oppure solo una “vetrina” per i grandi nomi?

       

      Spotify come altre piattaforme digitali ha più lati buoni che negativi. Certo è vero che un’artista non guadagna nulla o pochissimo, ma dà la possibilità di essere ascoltati a tutte le latitudini. Mi ricordo com’era la scena qui in Italia a fine anni 80nta e inizio 90nta, quando le band emergenti andavano in giro con i demo che ascoltavano in pochissimi. La qualità delle registrazioni era pessima e il cerchio di persone che poteva ascoltare anche un buon prodotto era limitato agli amici. Oggi anche grazie a Spotify si ha un potenziale bacino di utenza enorme. Tirando le somme preferisco la scena di oggi, anche se con i suoi grandi limiti, dove ci sono gruppi underground con ottime registrazioni. Pur continuando a comprare il supporto fisico sono un grande fautore di Spotify. In passato leggevo le recensioni nei giornali specializzati fidandomi ciecamente del redattore di turno..talvolta rimanendo deluso perché la recensione non corrispondeva al contenuto del disco o viceversa. Per farti un esempio mi ricordo di una recensione su una nota rivista metal degli anni 80nta in cui si parlava di Master of Puppets come di un episodio non tanto riuscito rispetto ai lavori precedenti dei Metallica….oggi invece avviene l’opposto…si è perso il fascino dell’attesa, ma in compenso si ha un’idea precisa su cosa si compra.

7)      Riguardo ai live, riuscite ad esibirvi oppure è la solita solfa del “preferisco le cover band” perché mi riempiono il locale e riesco a scontrinare più consumazioni?

      La seconda che hai detto….purtroppo le condizioni per le band di musica originale, almeno qui a Roma, sono sempre più tristi. I locali vogliono che tu suoni bene..che fai promozione alla serata, che gli riempi il locale e che possibilmente non hai pretese economiche. Mi dispiace ma se queste sono le condizioni allora meglio suonare fuori città. Non siamo dei presuntuosi, ma vogliamo che alcune condizioni vengano rispettate dai locali. Abbiamo una nostra integrità e sebbene per molti la musica è un gioco, per noi non lo è. A Roma suoniamo poco, ma va bene cosi’ siccome fare altrimenti sarebbe controproducente. Abbiamo in programma un tour in nord Europa a Marzo.

8)      Citami alcuni album che hanno condizionato particolarmente il tuo stile musicale.

      Bella domanda….per quanto riguarda il mio stile musicale posso citarti i Cult di Electric e Sonic Temple, poi Danzig II, Metallica Master of Puppets, Stone Temple Pilots Core, Ozzy No Rest for the Wicked ed infine gli Slayer di South of Heaven. Potrei continuare ma mi fermo qui. Questi sono solo gli album metal….poi ce ne sono altrettanti di rock che mi hanno influenzato. Come chitarrista ho sempre amato chi mette la melodia e la semplicità nel suonare al servizio della canzone e non vice versa.

9)   Infine, dimmi quali sono i dischi che ti sono piaciuti maggiormente in questo ultimo periodo.

      Allora per quanto riguarda band meno note mi sono piaciuti l’ultimo dei Palace of the King -gruppo australiano di retro rock- poi l’ultimo dei Mos Generator in ambito stoner. Mentre di band più grandi citerei il nuovo dei            Testament…una vera mazzata thrash e ovviamente Hidden City dei Cult.

Commenti chiusi