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“Consequence of Sound” ed “NME”, riprendendo un’intervista concessa da Thom Yorke a un quotidiano italiano, riportano un duro attacco del leader dei Radiohead (ma sempre impegnato anche in diversi progetti solisti e non) nei confronti della policy di YouTube e del trattamento riservato agli artisti e agli autori dei contenuti che vengono convogliati tramite la piattaforma di proprietà di Google.
Alla domanda su quale sia il suo mezzo preferito per scoprire nuova musica, Yorke ha risposto:
Soprattutto Boomkat [uno store digitale con base a Manchester – ndr] … di sicuro non utilizzo YouTube.
Yorke lamenta il fatto che su YouTube gli utenti sono costretti a “subire” i messaggi pubblicitari inseriti dalla piattaforma – che portano notevoli guadagni a Google, ma nessun beneficio agli artisti, che vengono compensati pochissimo.
E nel suo duro attacco è arrivato a comparare il comportamento di YouTube a quello dei nazisti durante il secondo conflitto mondiale:
Tutto ciò che so è che loro guadagnano soldi sfruttando il lavoro di molti artisti che, invece, non hanno alcun beneficio da tutto ciò. I fornitori di servizi guadagnano: Google, YouTube. E fanno un sacco di denaro. “Oh, scusate, era roba vostra? Adesso è nostra. Anzi no, scherziamo, è sempre vostra”. Loro saccheggiano tutto. E’ la stessa cosa che fecero i nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Anzi, lo facevano un po’ tutti, anche gli inglesi: rubavano le opere d’arte dagli altri Paesi. C’è qualche differenza?
Del resto Yorke da tempo ha espresso il proprio sentimento fortemente avverso anche a Spotify e alla musica in streaming e non ha perso l’occasione per ricordarlo:
Quando Byrne ha preso posizione contro Spotify, è stato un grande sollievo per me. Finalmente non ero più l’unico a dire “Scusate, ma non è corretto questo meccanismo”.
Il musicista ha anche speso alcune parole per ribadire il proprio amore nei confronti del vinile:
Di recente ho tirato fuori tutti i miei vinili. Roba che ho collezionato in una vita… e con ogni singolo pezzo ho un rapporto speciale. Quando vado a fare il dj, col vinile c’è un contatto diretto: devi scegliere i dischi, metterli in una borsa, piazzare tutto su un taxi e poi scaricare, tirarli fuori. E’ un tipo di rapporto che coi file digitali e le chiavette USB non esiste. E ha un effetto deleterio sulle modalità in cui viene creata la musica.
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